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Palazzo Pulcheri Favero, ora Bordignon Favero

Corso XXIX Aprile
Secolo di costruzione  XVI-XVII

Descrizione

L’edificio domina l’allineamento di edifici costituenti la Bastia Nuova, costruita tra il ’300 e il ‘400, parallelamente alla retrostante e medievale Bastia Vecchia, le cui case erano in legno e costituivano una difesa del castello in caso di attacco nemico: potevano infatti essere bruciate al bisogno. Successivamente, queste vecchie costruzioni furono sostituite da case de piera coverte de copi così come erano quelle della Bastia Nova, nella quale, soprattutto dal secolo XVI, si innalzarono dimore di rango dominicale o signorili. Tra queste spicca, per, il disegno lineare ed armonioso della facciata il palazzo in origine dei Pulcheri, quindi dei Favero. 

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Fu edificato dalle fondamenta da Pietro Pulcheri, che era giunto dalla Germania (da Monaco di Baviera per la precisione) alla fine del XV secolo, per esercitare in Castelfranco l'arte aromataria e per aprire una spezieria sotto i portici della sua casa, attività che gli assicurò una discreta ricchezza. Infatti, allora era molto di moda in città distillare l’acqua nanfa o profumata dai fiori e dalle erbe, quindi venderla in fiale.

La proprietà nel 1710 passò ad Angelica Barbarella, vedova di Silvestro, ultimo dei Pulcheri: quindi la casa fu dei Perla, poi dei Trevisan e, infine, dei Favero (attuale proprietà Bordignon Favero).

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L'edificio a due piani, con mezzanino sottotetto, presenta un prospetto travato con intonaco a marmorino, scandito da finiture in marmo rosso di Verona,. Al primo  piano si può ammirare una trifora  balconata. Il palazzetto è concluso nel sottotetto da un mezzanino. Il restauro del 1730 modificò parzialmente la facciata, privandola ai lati del prospetto di due guglie troncopiramidali al disopra della cornice del tetto, come appare dal dipinto della Confraternita della B.V.M. e di S. Liberale, che raffigura le case della Bastia nel 1734 e ne riproduce le originarie fattezze.

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Con questi elementi, lo slancio della facciata doveva apparire solenne, tanto che al sopraggiungere delle truppe francesi, fu pensato di privarla di ogni sembianza nobilesca, abbattendo le guglie di coronamento.

Secondo uno studio colorimetrico condotto nel 2005, l’edificio in origine era rivestito con un intonaco di quattro tonalità in gradazione di marmorino rosato ed una di marmo rosso di Asiago.

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L’interno del palazzo è arricchito da una sala settecentesca ornata con dipinti ad olio entro riquadri di stucco, opera di Gaetano Mares di Venezia. Del Mares non si è trovata altra opera se non in casa Favero. 

Da questa sala e poggiolo, Amedeo di Savoia, l'8 settembre 1866, accolse, in nome di re Vittorio Emanuele II, l'omaggio festante dei castellani.

Note

Dimora privata posta sotto la Tutela dei Beni Ambientali ed Architettonici come “edificio di interesse particolarmente importante” già dal 13 agosto 1910.

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