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Palazzo Puppati poi Cettolini

Corso XXIX Aprile
Secolo di costruzione  XVII-XVIII

Descrizione

Il Palazzetto Puppati poi Cettolini, unico superstite delle case dei Puppati (un edificio di più vasta mole in Borgo Pieve con brolo retrostante fu demolito)  presenta caratteristiche architettoniche non di natura locale, ma assimilabili alla scuola dell’architetto ed ingegnere vicentino Antonio Pizzocaro per le sue caratteristiche classicheggianti anche se riadattate alle esigenze ambientali.

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Interno al palazzo, un piccolo cortile quadrato appariva, in origine, recintato da tre ordini di logge sovrapposte. I due lati integri adiacenti, dei quattro originali, sono sufficienti a suggerire la funzione delle logge che collegavano per mezzo della scala i diversi ripiani del palazzetto, disobbligando ogni stanza mediante i loggiati. In questo modo ogni vano della casa risultava preceduto da una specie di atrio che moderava, attraverso le cadenze degli archi e degli intercolumni, la quantità della luce.

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Le profilature delle finestre e della trifora verso la Bastia Nuova, realizzate con pietra scabra a motivo di bugnato rustico ripetono sulla  facciata di marmorino chiaro i motivi notturni del raccolto cortile dell'edificio, diradandoli poi in espansione luminosa verso l'ampiezza del prospetto.

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Le logge centinate del cortile, in corrispondenza degli archi ribassati al piano terra, si impostano sull'ordine tuscanico, del quale mantengono la sobria sagoma nei pilastri e nei capitelli.

Un largo plinto chiude a motivo di zoccolatura i diversi registri che si sovrappongono.

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All’interno, il salone del primo piano conserva pareti con un ciclo settecentesco di stucchi a motivo di nastri intrecciati, con fiori e fiocchi cadenti, che incorniciano affreschi in monocromia color seppia. L’opera è attribuita a Egidio dall’Oglio, divulgatore dell’arte del Piazzetta, in chiave decorativa. I soggetti rappresentati sono tratti dalle stampe piazzettesche della Gerusalemme liberata, edita nel 1745 e molto probabilmente sono stati eseguiti tra il 1751 ed il 1762, come la pala di San Lorenzo di San Giacomo, periodo della permanenza del pittore in Villarazzo, ospite del fratello, allora parroco del villaggio). Si tratta di un'ampia scena centrale con Rinaldo in grembo ad Armida (cm 320 x 130) cui seguono, simmetricamente disposte (dopo la cesura di due porte) due specchiature verticali dove è dipinta in ognuna una variante di Venere che scherza con Amore (cm 70 x 130).

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Sulla parete di fronte si dispone una medesima partitura, con simmetria di scene e con analoghi temi e precisamente, al centro, la scena tassesca dell'incontro di Erminia con l'uomo canuto, attratta dal canto dei fanciulli (cm 320 x 130) con altre due varianti di Veneri ignude e scherzanti (cm 70 x 130) nei riquadri oblunghi.

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Tutto l'insieme della piccola sala appare armonioso per freschezza di decorazione, per vaghezza di stucchi, per la specchiatura del terrazzo, per la travatura scoperta e per la trifora che occupa al completo la parete fronte strada,  che illumina completamente l'intero vano e la decorazione, 

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Uno degli ultimi abitanti di questa dimora è stata Floria Cettolini, nata a Castelfranco Veneto il 19.01.1911, sorella di Fiorenzo e maestra di generazioni di castellani. Il padre Costante Cettolini e la madre avevano un tempo la storica gioielleria Cettolini, poi ceduta alla famiglia Zigante.

Note

Dimora privata posta sotto la Tutela dei Beni Ambientali ed Architettonici come “edificio di interesse particolarmente importante” già dal 10 ottobre 1983.

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